La spada del cielo

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  1. soujiro13
     
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    -Un sole rosso, una luna bianca e il cielo azzurro, come l'infinito.-
    Una filastrocca per far addormentare i bambini? Oppure una filastrocca per fargli tornare il sorriso? Non l'ho mai capito. Erano anni che camminavo, solo, per quell'isola ed erano le uniche parole che ricordo, o meglio, erano le ultime parole che mio padre mi dissi prima di morire. Dovrei forse raccontare chi era mio padre, perchè era un ricercato e il motivo che lo spinse ad insegnarmi l'arte della spada. Forse, dovrei. Ma, capitemi, anche per me, ricordare è doloroso. Era un uomo alto, con capelli brizzolati e una barba bianca che faceva da ornamento a quel viso rude che, solo ogni tanto mostrava un sorriso dolce. Quello che definivo la persona più forte di tutta la terra non era niente di meno che mio padre. Già, io lo definivo così ma, anche lui venne ucciso. Diceva sempre
    -Figliolo, esiste gente molto più forte di me a questa terra. Incontrala e sfidala, solo così potrai migliorare.-
    Era tutto ciò che mi rappresentava. Ideali, onore e gloria ma, partiamo dal principio. Chi era o, meglio, com'era fatto, più o meno si è capito, alto poco più di me con capelli brizzolati una barba curata che circondava quel viso rude dagli occhi di ghiaccio. Robusto e muscoloso, poteva brandire le armi più pensati anche ad una mano sola. Era, quello che io chiamo, un vero guerriero. Iniziò ad insegnarmi i principi delle armi quando aveva circa 7 anni. Dalla loro storia alla pratica che, iniziai a fare quando crebbi sia mentalmente che fisicamente. Mi ripeteva sempre:
    -Una spada forte è mossa da uno spirito forte. Controlla la mente e sarai imbattibile.-
    ......Scusate, a ripensarci, mi commuovo ancora. Riprendiamo...Dopo qualche anno in cui avevo temprato il fisico, era giunto il momento di imparare la nobile arte del samurai. Iniziai dalle basi, dagli affondi alla schivate insomma da tutto quello che può essere definito scherma. Ogni giorno, per almeno cento volte al giorno ripetevo le stesse così. La fatica era molta ma, il rispetto verso il mio maestro, non chè mio padre era talmente elevato da non permettermi di mollare. Passarono giorni, settimane, mesi e, persino anni. Ero diventato un abile spadaccino ma, quello che mi mancava erano le tecniche. Non basta solo saper menare fendenti con cognizione ma, anche, avere tecniche che ti permettono di salvarti in alcune situazioni. Così, io fui iniziato alle tecniche inventate da mio padre. La chiamammo kuroiryu. Una scuola di spada che, permetteva di combattere in ogni situazione contro ogni avversario senza mai mostrare il fianco. Eravamo soddisfatti, in pochi anni ero riuscito ad imparare l'arte della spada e alcune tecniche. Tutto andava per il meglio e continuò per diverso tempo fino a quando, non successe ciò che tutti definirebbero normale. Uno spadaccino venne a sfidarci. Decisi così di combatterlo. Dovevo testare la mia abilità. Ho sempre combattuto contro mio padre e nessun altro visto che, in quell'isola pochi potevano vantarsi di avere una arma e, ancora meno di saperla usare. Il combattimento fu rapido e, indolore per me. L'avversario uscì abbattuto sotto ogni aspetto e fu proprio lì il problema. Non era niente di meno che un marine e dopo l'umiliazione, chiese alle autorità più alte, probabilmente suo padre di fare piazza pulita di tutto ciò che esisteva da quell'isola. Fu un massacro. Io e mio padre fuggimmo...o meglio io fuggi. Il mio maestro mi inganno facendomi lasciare l'isola da solo. Era stato un colpo veramente duro. Qualcosa si era rotto, sicuramente, la fiducia che provavo nei marine. Disprezzavo ogni cosa. Dopo, diversi giorni fui raccolto da una nave di quelli che erano diventati i miei nemici. Dovevo vendicarmi, lui era li, il figlio di quel lurido che aveva attaccato a nostra isola. Con la spada nelle mani e la furia nel cuore uccisi uno ad uno i marine. Erano deboli e disorganizzati. Fu un massacro...fu un piacere. Per quello forse misero una taglia sopra la mia testa ma, poco male, meglio così almeno, potevo camminare a testa alta dicendo di essere libero. Ricordo ancora cosa disse mio padre prima di farmi salpare con quella piccola barca che mi portò alla nave dei marine...già...era un frase bellissima....
    -Un sole rosso, una luna bianca e il cielo azzurro, come l'infinito.-

    Edited by soujiro13 - 28/10/2011, 17:29
     
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    Già Caelen il Calvo

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    Premetto che ci sono degli errori di grammatica e manca qualche accento, qualche virgola è fuori posto, etc. Ti consiglio di usare il correttore di word per questo.

    In qualsiasi caso mi piace il modo in cui l'hai scritto. Mi piace il tuo modo d raccontare, nonostante sia semplice è piuttosto avvincente. Il testo è molto breve e essenziale, forse troppo, ma nonostante tutto riassume bene la tua storia e ciò che per te è importante. Non mi è piaciuto assolutamente il modo con cui ti sei liberati dei marines. Ti ricordo che sei di livello 1, ovvero sei poco più di una merda. Ok che è un BG, ma se mi dici che quelli erano marines, per quanto scarsi, non possono essere considerati nullità, almeno per ora. Ti è costato un po' di punti, lo ammetto, ma te ne costerà molti di più se dovessi fare una cosa del genere anche in questo o combattimento.


    200 pe

     
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1 replies since 28/10/2011, 15:54   122 views
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